Donazione di organi in Italia: come funziona, chi può donare e cosa sapere
La donazione di organi è uno degli atti più altruisti e significativi che una persona possa compiere. In Italia, il sistema è regolato da normative precise e ben strutturate, che mirano a garantire la trasparenza, la volontarietà e la sicurezza dell'intero processo.
Comprendere come funziona la donazione di organi nel nostro Paese è importante non solo per esprimere con consapevolezza il proprio consenso, ma anche per aiutare le famiglie a gestire questo tema in momenti delicati, come il decesso di una persona cara.
La normativa italiana: cosa prevede la legge
Il quadro normativo di riferimento per la donazione di organi in Italia è rappresentato dalla Legge n. 91 del 1° aprile 1999, che ha istituito il Sistema Informativo dei Trapianti e ha regolato il prelievo, il trapianto e la donazione di organi, tessuti e cellule.
La legge stabilisce il principio del consenso o dissenso alla donazione. Ogni cittadino maggiorenne ha il diritto di esprimere la propria volontà in vita, dichiarando se intende o meno donare i propri organi in caso di morte. In assenza di volontà esplicita, si applica il principio del silenzio-assenso, ma con importanti limitazioni: la donazione può essere effettuata solo previa autorizzazione dei familiari.
Il Centro Nazionale Trapianti (CNT), istituito con il Decreto Legislativo 6 novembre 2007, n. 208, coordina a livello nazionale tutte le attività di trapianto, gestendo anche l'elenco nazionale dei donatori e dei riceventi.
Chi può donare: requisiti e limiti
Può diventare donatore di organi qualsiasi persona maggiorenne in buone condizioni di salute. La donazione può avvenire in due forme: in vita (ad esempio per rene o parte di fegato, verso un familiare) oppure post mortem.
Nel caso della donazione post mortem, il prelievo è possibile solo se la morte è stata certificata in modo inequivocabile secondo i criteri neurologici o cardiocircolatori, stabiliti dal Decreto Ministeriale 11 aprile 2008. Sono sempre esclusi dalla donazione i soggetti con patologie infettive gravi o neoplasie maligne attive (fatta eccezione per casi particolari valutati da specialisti).
In ogni caso, il prelievo può avvenire solo presso strutture sanitarie autorizzate e secondo rigorose procedure di tracciabilità e trasparenza.
Come si esprime la volontà di donare
Ogni cittadino italiano maggiorenne può esprimere la propria volontà sulla donazione di organi attraverso diverse modalità riconosciute:
– Al momento del rilascio o rinnovo della carta d'identità presso il Comune
– Firmando un modulo dell'Associazione Italiana Donatori Organi (AIDO)
– Redigendo una dichiarazione scritta da conservare tra i documenti personali
– Tramite il proprio medico di base, che può annotare la scelta nella cartella clinica elettronica
In assenza di espressione formale, saranno i familiari a decidere, secondo il principio del consenso informato. Per questo motivo è fortemente consigliato comunicare in vita la propria volontà, così da sollevare i familiari da decisioni difficili in momenti di dolore.
Cosa succede in caso di morte del donatore
Nel momento in cui una persona muore in condizioni compatibili con la donazione, l'ospedale segnala il caso al coordinamento locale per i trapianti. Vengono avviati controlli clinici per accertare l'idoneità degli organi e viene verificata la volontà espressa dal defunto.
Se è presente una dichiarazione di consenso, si procede al prelievo, nel pieno rispetto della dignità del corpo e della persona. In caso contrario, si interpella la famiglia, che ha diritto di accettare o rifiutare.
Dopo il prelievo, il corpo viene restituito alla famiglia per le esequie. Il prelievo di organi non impedisce il funerale o la cremazione.
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