Un testamento è lo strumento attraverso cui una persona dispone dei propri beni per il tempo successivo alla morte. Tuttavia, non sempre le disposizioni testamentarie vengono accettate senza riserve: in alcuni casi, gli eredi o altri soggetti interessati possono impugnare il testamento, chiedendone l’annullamento o la nullità. Ma chi ha davvero il diritto di farlo, e in quali circostanze?
Chi ha diritto a impugnare un testamento?
Secondo il Codice Civile italiano, possono impugnare un testamento solo coloro che hanno un interesse giuridico diretto a contestarlo. In particolare, possono farlo:
1. Gli eredi legittimari (coniuge, figli, genitori), se sono stati lesi nella loro quota di legittima.
2. Gli eredi legittimi (parenti fino al sesto grado), se ritengono che il testamento sia nullo e che la successione debba avvenire per legge.
3. Altri beneficiari esclusi da testamenti precedenti o successivi, in caso di irregolarità formali o sostanziali del testamento.
Quando si può impugnare un testamento?
La legge italiana distingue due casi principali in cui un testamento può essere impugnato:
Testamento nullo
La nullità comporta che il testamento è come se non fosse mai esistito. Può essere impugnato in qualsiasi momento. I motivi più comuni sono:
– mancanza di requisiti formali (es. testamento olografo non scritto a mano);
– incapacità del testatore al momento della redazione (es. per malattia mentale);
– contenuto contrario alla legge o alla morale pubblica;
– simulazione o falsità del testamento (es. testamento contraffatto).
Testamento annullabile
In questo caso il testamento è formalmente valido, ma viziato da errori o influenze indebite. L’azione deve essere esercitata entro 5 anni dalla lettura o pubblicazione. Le cause più comuni sono:
– errore, violenza o dolo;
– testamento redatto da persona temporaneamente incapace (es. sotto effetto di farmaci o coercizione);
– vizi nella volontà del testatore.
Chi non può impugnare un testamento
Non può impugnare il testamento chi non ha un interesse diretto, come amici o conoscenti non menzionati nel testamento né chiamati per legge all’eredità. Inoltre, chi ha già accettato espressamente le disposizioni testamentarie può perdere il diritto all’impugnazione, se il suo comportamento è considerato contraddittorio (principio di venire contra factum proprium).
Impugnazione del testamento e quote di legittima
L’ipotesi più frequente di impugnazione riguarda la lesione della legittima, cioè il caso in cui il testatore abbia disposto dei suoi beni senza rispettare le quote minime riservate agli eredi legittimari. Ad esempio, un genitore non può escludere totalmente i figli dal testamento, né lasciare l’intero patrimonio a un ente benefico, se ciò viola i diritti dei familiari.
In questi casi, gli eredi lesi possono agire con un’azione di riduzione per recuperare quanto spetta loro di diritto.
Tempistiche e procedura
Per i casi di annullabilità, il termine per l’impugnazione è di cinque anni dalla data in cui il testamento è stato reso noto. Per i casi di nullità, non esiste un termine di decadenza: l’azione può essere proposta in qualsiasi momento.
La causa deve essere intentata in tribunale, con l’assistenza di un avvocato. È necessario dimostrare il vizio o l’irregolarità e l’interesse a ottenere un diverso assetto successorio.
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