Certificato Di Morte: Come Funziona

Certificato Di Morte: Come Funziona

Il certificato di morte è uno dei documenti più importanti e richiesti dopo il decesso di una persona.

Viene rilasciato dall'Ufficio di Stato Civile del Comune dove è avvenuto il decesso e rappresenta l'attestazione ufficiale dell'evento, con valore legale e amministrativo.

Questo documento non va confuso con il certificato medico di accertamento del decesso, redatto dal medico subito dopo la morte.

Il certificato di morte è un atto pubblico, fondamentale per iniziare tutte le pratiche burocratiche e successorie.

Chi lo rilascia e come si ottiene

A rilasciare il certificato di morte è l'Ufficiale dello Stato Civile del Comune in cui è avvenuto il decesso. La richiesta può essere fatta da un familiare, da un soggetto terzo munito di delega, oppure – come avviene nella maggior parte dei casi – dall'impresa funebre incaricata. È infatti prassi comune che l'impresa di pompe funebri si occupi, su delega della famiglia, di inoltrare la richiesta al Comune, facilitando così le tempistiche e alleggerendo i familiari da ulteriori incombenze.

In molti Comuni italiani è comunque possibile richiedere il certificato anche online, tramite il portale ANPR (Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente), accedendo con SPID, CIE o CNS.

In alternativa, è possibile recarsi di persona presso l'ufficio preposto.

Il rilascio è gratuito e, una volta ottenuto, è consigliabile richiedere più copie in originale: molte procedure richiedono la consegna del certificato in formato cartaceo e non sempre è accettata una fotocopia.

A cosa serve il certificato di morte

Il certificato di morte è il presupposto per avviare qualsiasi procedura post-decesso. Tra le principali finalità troviamo: la dichiarazione di successione presso l'Agenzia delle Entrate, la richiesta della pensione di reversibilità presso l'INPS, la chiusura o voltura di conti correnti, libretti postali, titoli e polizze.

Serve inoltre per la cancellazione anagrafica del defunto, le comunicazioni agli enti previdenziali, assicurativi o finanziari, la cessazione o trasferimento di utenze domestiche e l'eventuale riscossione di indennità o contributi funerari.

In sostanza, ogni atto amministrativo successivo alla morte richiede la presentazione del certificato.

È quindi importante conservarlo con cura e averne diverse copie disponibili, soprattutto se gli eredi sono più di uno o se ci sono patrimoni articolati da gestire.

Certificato, estratto e copia integrale: le differenze

Oltre al certificato semplice, esistono anche altri due documenti collegati. L’estratto per riassunto dell'atto di morte contiene informazioni aggiuntive come l'ora e il luogo del decesso. La copia integrale dell'atto di morte riporta fedelmente tutto il contenuto dell'atto registrato nei registri di stato civile.

In genere, il certificato semplice è sufficiente per la maggior parte delle pratiche.

Tuttavia, in alcuni casi – come successioni complesse, contenziosi o dichiarazioni per enti stranieri – può essere richiesta la copia integrale o l'estratto.

È possibile richiedere la tipologia più idonea direttamente al Comune o al professionista che gestisce le pratiche.

Validità e scadenza

I certificati anagrafici, compreso quello di morte, non hanno una scadenza legale definita. Tuttavia, molti enti pubblici e privati ne richiedono uno emesso da non più di sei mesi.

Per questo motivo, in caso di pratiche a lungo termine, è consigliabile rinnovare la richiesta periodicamente. Va inoltre ricordato che, a partire dal 1° gennaio 2012 (Legge 183/2011), i certificati da presentare alla Pubblica Amministrazione possono essere sostituiti da un'autocertificazione.

Tuttavia, per banche, notai e soggetti privati è spesso ancora richiesto il certificato ufficiale in formato cartaceo.

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